Tra poco più di un mese la Vittoria Alata farà il suo trionfale rientro a Brescia e proprio lì risplenderà di rinnovata bellezza in occasione della restituzione alla città il 21 novembre. A togliere il logorio del tempo ci hanno pensato le sapienti e delicate mane di chi, all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, restaura bronzi da oltre 40 anni. All’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg il compito di riallestire la cella orientale per accogliere il simbolo della città, rimasto esposto al Museo di Santa Giulia fin dal 1882 e che torna a casa in tutti i sensi: nella sua Brescia e al Capitolium, luogo in cui fu scoperto dagli scavi archeologici il 20 luglio 1826. Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il compito di darle il primo saluto – a porte chiuse – il 29 ottobre, giorno in cui sarà in visita nella nostra città per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Statale. Il 21 novembre, invece, saranno tutti i bresciani a poterla ammirare dopo averle dato l’arrivederci il 9 luglio 2017. La giornata dell’attesa inaugurazione trapela da fonti vicine alla Loggia. La Vittoria Alata arriverà a Brescia in ottobre e dopo la visita del presidente della Repubblica il 29 ottobre dovrebbe essere mostrata in anteprima alla stampa il 30, ma con un allestimento ancora in divenire. Vernice il 20 novembre e apertura al pubblico sabato 21. Date soggette a possibili cambiamenti in attesa di conferma ufficiale. Più di tre anni sono trascorsi da quanto la Vittoria Alata è stata affidata all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze per una nuova fase di indagini e per il restauro conservativo complessivo. Nel corso della sua storia moderna la statua ha subito parziali interventi di pulitura e restauro. Dapprima nel 1834, quando venne realizzata la struttura interna per collegare braccia e ali al busto. Successivamente – si legge sul sito di Brescia Musei – nel 1948, quando il bronzo venne portato all’Istituto Centrale del Restauro di Roma, dopo il lungo seppellimento durante la seconda guerra mondiale perché venisse tenuto lontana dai pericoli del conflitto. E più recentemente negli anni Novanta, ma mai era stata spostata dalla città. L’attuale progetto di recupero avviato dalla Fondazione Brescia Musei, dal Comune e dalla Soprintendenza delle Belle arti è stato reso possibile grazie al sostegno finanziario di realtà bresciane quali Antares Vision, Camozzi Group, Gruppo Ori Martin, Gruppo Saottini Auto, Tamburini, Ubi Banca e Ubi-Fondazione Cab.
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